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STATUTO ALBERTINO
(1848-1947). Costituzione octroyée,
scritta e flessibile (non implicante, cioè, particolari procedure
di revisione) del Regno di Sardegna, promulgata il 4 marzo 1848 da Carlo
Alberto e recepita dal Regno d'Italia nel 1861. Rispondeva alle esigenze
di rappresentanza e di partecipazione alla vita politica espresse nella
temperie rivoluzionaria dalla classe dirigente liberale. Il re restava titolare
esclusivo dell'esecutivo (art. 5); la religione cattolica era considerata
la sola Religione dello stato (art. 1); ai cittadini venivano garantite
le libertà fondamentali. Il potere legislativo era esercitato da
due camere: un Senato di nomina regia (art. 33) e una Camera dei deputati
elettiva, di durata quinquennale (artt. 39-47). Al sovrano spettava la nomina
e la revoca dei ministri, così come la nomina dei giudici, inamovibili
dopo tre anni di esercizio (art. 69). In vigore fino al referendum istituzionale
del 2 giugno 1946, lo Statuto albertino, che aveva resistito nel 1899 alla
grave crisi dello stato parlamentare scatenata in Italia da forze reazionarie,
era già stato aggirato e svuotato dalla produzione legislativa fascista,
che aveva introdotto, con il beneplacito del re Vittorio Emanuele III, proprie
istituzioni parallele a quelle dello stato monarchico-liberale.
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